Noi traduttori siamo gente strana, è inutile negarlo. Un po’ come i portieri nelle squadre di calcio o i bassisti nei gruppi musicali. In tutti e tre i casi, secondo me, dipende dal ruolo: strutturale, imprescindibile, fondante ma proprio per questo pressoché invisibile e spesso dato per scontato. Gira che ti rigira, a conti fatti lo squilibrio mentale è inevitabilmente dietro l’angolo. E sì, lo so: a volte sopportarci senza impazzire può essere complicato.
No panic, perché c’è qui zia Chiara: e se vi è capitato in sorte un compagno traduttore, grazie a pochi e semplici accorgimenti al termine di questo post sarete perfettamente in grado di gestire la vostra dolce (si fa per dire) metà. Provare per credere (e fatemi poi sapere com’è andata).
- Non state a guardare il capello. Per il traduttore, specie se freelance e sotto consegna, l’ordine, l’economia domestica e la pulizia sono un’opinione. Forte del fatto che perlopiù lavora da casa, è possibile che indossi gli stessi pantaloni della tuta per più di una settimana, che non si lavi i capelli da giorni, che si scordi di fare la lavatrice e di comprare la carta igienica. Un riquadro di spazio su cui appoggiare il Pc, una sedia e cento litri di caffè, per quanto mi riguarda, sono tutto ciò che mi serve per andare avanti.
La settimana scorsa, tanto per dire, che avevo tre progetti da seguire contemporaneamente – più tutti i componenti della famiglia a turno con la gastrointestinale, perché il buon Murphy ci vede benissimo - rotoballe di polvere volavano per il salone, il frigo aprendolo rimandava l’eco e io sembravo la sorella maggiore di Angelina Jolie in Ragazze interrotte, solo molto più zozza.
In casi come questo le opzioni sono due: o vi armate di mocio e aspirapolvere e prendete in mano la situazione, o vi abbandonate al flusso del caos creativo, tornando con la mente ai bei tempi dell’adolescenza in cui andavate in campeggio con gli amici.
(Prova fotografica: schizzo del mio tavolo della cucina)
- Buttate l’agenda e imparate a cogliere l’attimo. I ritmi di vita di un traduttore sono perlopiù forsennati: è sempre intento a digitare sulla tastiera a orari inconcepibili per la maggior parte degli altri esseri umani, a volte è costretto ad accettare lavori al fulmicotone ma troppo appetibili per essere rifiutati. Lui ormai ci ha fatto il callo, quindi non vede la necessità di spiegarvi perché in un weekend di sole con 40 gradi all’ombra non potete andare al mare (gli hanno commissionato una traduzione) o come mai questa sera, ahimè, dovrete mancare alla cena per il compleanno di vostra zia (entro domattina aspettano le sue bozze riviste). Ogni pianificazione è sempre un terno al lotto, qualsiasi piano rischia di andare in fumo e lasciarvi con un pugno di mosche (e con il costume tristemente abbandonato su una sedia a margine di una borsa sfatta).
Non tutto è perduto, però: proprio per questo stesso principio, capiterà che il vostro traduttore abbia del tempo libero quando il resto del mondo è in ufficio a sgobbare. Anche voi, sì, ma questo è un dettaglio. E si presenteranno anche congiunture favorevoli, molto più spesso di quanto non crediate.
- Non rispondete alle provocazioni. Il traduttore è un professionista della lamentatio. Quando ha lavoro, piagnucola perché i tempi sono stretti, perché non dorme abbastanza, perché il testo è ostico, perché è sotto pressione, perché arriva alla consegna esaurito e sfinito. Quando non ha lavoro, tempo due/tre giorni inizia a frignare e a entrare in ansia perché si annoia e perché “oddio, non mi chiameranno più, moriremo tutti”.
Allenatevi davanti allo specchio: assumete un’espressione tra il costipato e il partecipe e ripetete più volte: “Ma certo, amore” con tono calmo e mellifluo. Attenzione: niente sorrisi, neanche un accenno (penserebbe che sotto sotto vi state prendendo gioco del suo profondo dramma esistenziale).
- Procuratevi dei gadget con cui ingannare il tempo quando uscite. Il traduttore è un pignolo, ed è capace di passare ORE nelle librerie. Intendiamoci, a tutti piace gironzolare tra i libri, ma rispetto ai comuni mortali per il traduttore è una vera e propria malattia. Passa al radar i frontespizi, confronta le varie edizioni, perlustra le sezioni in lingua originale alla ricerca di spunti per eventuali proposte.
Quindi non dimenticate mai il lettore mp3: quando avrete finito di sfogliare qua e là i titoli che vi incuriosiscono infilerete con grazia e disinvoltura le cuffiette, e alla centoventordicesima volta che lui/lei vi indica una riga da qualche parte commentando “Guarda qua, imbarazzante” “Non ha senso” “Ecco cosa succede a far tradurre ai dilettanti” “L’editoria è morta” potrete annuire dolcemente facendogli sentire che siete dalla sua parte mentre in realtà state ascoltando l’ultimo dei Kasabian.
- Occhio alla punteggiatura e alla grammatica. Il mestiere del traduttore si fonda sull’analisi e lo studio quotidiano e approfondito della lingua, sia di partenza che di arrivo. Anche quando non traduciamo siamo portati a sviscerare e vivisezionare qualsiasi costruzione verbale ci capiti a tiro. Oltretutto, oggi, siamo molto attivi sui social: provate a immaginare cosa accadrebbe se scriveste sulla bacheca Facebook del vostro traduttore uno sfondone che verrà letto e commentato dai suoi contatti parimenti grammarnazi… l’onta e l’oVVore, ci pensate?
Il più delle volte poi, da bravi sociopatici, soffriamo anche di idiosincrasie assolutamente soggettive (true story: io una volta ho lasciato un fidanzato che nei messaggi chiudeva ogni frase con i puntini di sospensione. Cioè, ovviamente non è stato quello il motivo della rottura, ma a ripensarci era un bel campanello d’allarme, tanto più che ne metteva regolarmente due e non tre).
- Dite quello che pensate senza mezzi termini. Con un traduttore la diplomazia è inutile, così come cercare di ingannarlo o indorargli la pillola. Per mestiere è abituato a scandagliare i sottotesti delle frasi, a indagare i toni, a studiare le inflessioni e i modi di dire.
Capirà subito cosa volete dire, tanto vale che glielo diciate voi.
- Non usate termini stranieri o ibridi, specie se superflui. Ok, forse i traduttori in questo si indispongono più del dovuto, ma il più delle volte, quando vi sentite inclini al wannasghetz, è buona norma ricordare che c’è un modo molto più semplice e immediato di dire le cose già nella lingua in cui state parlando. Per non parlare delle commistioni-aborto: “Ti BRIEFFO un attimo”, “Puoi ALLOCARE dieci minuti per fare questa cosa?”, “SWITCHIAMO argomento?”.
No, calcola. NO.
- Scaricate film e serie solo in lingua originale. Guardare qualcosa di doppiato/sottotitolato in compagnia di un traduttore rischia di trasformarsi in una tortura: se non ci credete chiedete pure a mio marito. Il vostro nazista linguistico troverà immancabilmente qualche inesattezza e ve la segnalerà. Ogni. Due. Minuti.
A casa nostra è ormai leggenda il triste giorno in cui Fabrizio per errore scaricò una puntata di House of Cards doppiata E con il sottopancia dei sottotitoli di SubIta. 45 minuti di raffronto commentato. La MORTE.
- State attenti a non contraddirvi. In genere il traduttore ha una memoria di ferro. Sarà per la sua maniacale cura dei dettagli, sarà per il dover gestire in testa la conoscenza di due/tre/quattro lingue contemporaneamente, sarà perché nella maggior parte dei casi è un ossessivo compulsivo, non saprei, ma da quel che vedo è un dato che ci accomuna un po’ tutti.
Quindi ricorderà alla perfezione fin da subito quanti cucchiaini di zucchero mettete nel caffè, qual è il vostro piatto preferito, come si chiama vostro nonno, ma ricorderà anche cosa gli avete detto in quella data occasione sei mesi fa e come eravate vestiti quando glielo avete detto. E non dimenticherà MAI che quando l’anno scorso vi ha chiamato per chiedervi di comprare il pane voi gli avete risposto che eravate in riunione (e non in palestra a fare crossfit).
- Siatene fieri. Last but not least: ehi, vivete con un traduttore!
La vostra dolce metà appartiene a quella categoria di professionisti che – per quanto in sordina - fa sì che le storie circolino e si diffondano, che uno stesso autore possa parlare in tutte le lingue del mondo, con la stessa forza e la stessa magia (a volte anche di più) dell’originale.
Almeno voi, non dimenticatevelo.
Credits: La foto del post è di Cory Doctorow ed è protetta da licenza Creative Commons.
Sottoscrivo la 1, la 2, la 3, la 4, … Ok, ok! Sottoscrivo tutto!
Un caro saluto,
Monica
Siamo tipi “stimolanti”!
GRAZIE ZIA.
Meraviglia!
Direi che hai descritto perfettamente la personalità di un traduttore con un semplice vocabolo: sociopatico.
(E lo dico andandone fiera, eh! ^^)
Siamo traduttrici, tutto detto!
Articolo carinissimo e assolutamente azzeccato 🙂
PS: La mia professoressa di tecnologie traduttive - ebbene sì, volente o nolente prima o poi a tutti bisogna impazzire dietro ai CAT Tool - un giorno rispose così a una collega che aveva litigato con il compagno che le rimproverava di lavorare a ore improponibili: “Ragazzi, ve lo dico chiaro e tondo, abituatevi: la malattia professionale del traduttore è il DIVORZIO” 😀
Grazie davvero a tutte! Insomma a quanto pare la categoria ontologica è proprio quella! Ma quanto riempiamo la vita, diciamocelo un po’? Con noi non ci si annoia mai!
Bellissimo! Rappresenta quasi il preambolo ad un manifesto per la difesa di una specie aliena, i traduttori. Le situazioni allucinanti si moltiplicano quando in scena entrano i figli, Simpsons, Adams e Barbapapà sono normalissimi a confronto. 🙂
Ciao,
molto carino questo articolo, ma vorrei spezzare una lancia a favore dei “non incasinati”, di chi non pasticcia con le consegne, non riesce a seguire otto progetti in una volta, non può vivere in una casa con le balle di fieno che rotolano dal bagno alla cucina e i coyote che ululano in lontananza. Vi prego, ditemi che non sono l’unica signorina Rottelmeier che non lavora alle 2 del mattina, non è sempre in tuta, magari in jeans sì, e non si dopa con 200 tazze di caffè al giorno. Mi sento sola come quella famosa particella di sodio… ; )
Concordo con il tratteggio “psicopatico-compulsivo,memoria da elefante”, a ben pensare concordo sostanzialmente con tutto. Comunque sia: daje!
Ho riso tantissimo XD
A parte la 8, le condivido tutte tutte! Tolgo la 8 perché ho il fidanzato che invece non ama i sub ita e quindi mi “costringe” a vederli doppiati (Io ovviamente li guardo mesi prima in lingua originale da sola XD), ma essendo una dialoghista per il doppiaggio sono io a scocciare lui nella stessa maniera in cui lui/lei critica le traduzioni in libreria XD
DAJE FOREVER!
Non sei l’unica: conosciamo diversi veri e propri cyborg e sono il nostro orgoglio! Tra l’altro nel test sulle tipologie di traduttori che abbiamo postato tempo fa abbiamo riscontrato che i team House (incasinati) e Sheldon (precisi) si equivalgono, quindi forza traduttori sempre e comunque! 🙂
ahahah sì, i figli! la variabile impazzita che fa definitivamente implodere il sistema (l’accenno c’era, gastrointestinale rules… ma non volevo infierire!)
A ciascuno la sua specializzazione grammarnazi! 😉
@Maura
Assolutamente no! La sottoscritta non sopporterebbe la tuta e i capelli in disordine (e ha sempre lo smalto alle unghie). Per il resto, il caffé é a me necessario e lavoro non solo a tutte le ore, ma anche praticamente ovunque.
I coyote disturberebbero il riposo del mio gatto. XD
Fantastico…non mi trovo nel primo punto ma il resto è meraviglioso. Grazie
Diciamo che al di là della simpatica presa in giro sugli aspetti di ordine ecc. (io sono una casinara di base, a prescindere!) credo sia molto vero soprattutto quel che riguarda i tratti della personalità, per certi versi maniacale e per altri geniale (dobbiamo andarne molto fieri, in verità!). 🙂
La 7 e la 8 sono me, fatta e finita, soprattutto la 8. Anche la memoria da elefante mi contraddistingue e quando capita di vedere in TV la replica di qualche telefilm che io amo e che, pertanto, ho visto in lingua originale, si ripete immancabilmente la scena:” No, no, no, in originale diceva così, non si può stravolgere il senso, ma lo hanno pagato il traduttore?”
Per la cronaca succede anche per Starsky e Hutch, non esattamente una prima visione assoluta.
Vero…pensa ad essere allo stesso tempo bassista e portiere di calcio…non aggiungo altro 🙂
Vivo con una traduttrice, e confermo tutto, specialmente i punti 1,2,3,6,7,9 e 10. Il 2, in particolare, andrebbe incorniciato: carpe diem allo stato puro. Meno male io sono ricercatore quindi c’è una certa flessibilità da parte mia. Tra l’altro, la mia compagna è spagnola e viviamo in Spagna, quindi posso corroborare che si tratta di una tendenza internazionale e non solo italiana. Tra parentesi, è lei che mi ha passato il post, sottoscrivendolo in pieno. Pensa te.
Bell’articolo. Escluderei la n. 1 e la n. 8, per il resto sono io!
Pensa, @Simone, che io sono una traduttrice sposata con un ex bassista… praticamente una famiglia di disagiati eheh (però simpatici!)…
Bene! Esportiamo la psicopatologia traduttoria nel mondo, lo conquisteremo! 😉
Confermo e sottoscrivo!
Ps. Sono sposata con un bassista moooolto paziente (che è anche cuoco per fortuna) e abbiamo una piccola “Attila” in giro per casa!
Mi ci rivedo un sacco. Un po’ mi spiace per quelli che mi stanno attorno! 😀
Tutto e piu-meno vero!Sono sposato con traduttrice per italiano.
Alora, al comincio lei e mia professoresa sull corso, dopo siamo sposati. Adeso poso parlare italiano e anche voglio tanto bene mia moglie (professoresa).
Se non poso vincere, gli accompagni 🙂
I bassisti hanno poco da non sopportare, anch’io ne ho uno in casa e per certi versi stanno più fuori di noi! 😉
In realtà ci amano, perché diamo pepe alle loro vite! 😉
Beh. Grazie! 😉
Io appartengo ad un’altra categoria di sociopatici: gli ingegneri. Sono fidanzato con una traduttrice che mi ha fatto leggere questo articolo,ho capito che i miei sospetti sul fatto che non foste apposto sono confermati 😀 Tutti i punti dell’articolo sono più che veritieri, ma suggerisco di aggiungerne 2: quando si incontrano 2 o più traduttori (scena terrificante) e l’odio profondo per google traduttor (invenzione fantastica). Quando leggerà questo mio intervento, lo correggerà e poi mi lascerà 😀 W Ingegneria
l’unione fa la forza, anche della molestia!
Forte davvero! Meglio di uno specchio! Bello notare che nonostante tutto, sociopatia compresa, la specie “traduttrix” pare quasi sempre accoppiata. E allora significa che ci amono comunque, no?
Siamo come Sally del film “Harry ti presento Sally”, a mio avviso: difficili ma anche stimolanti! 😉
davvero fantastico, quasi quasi da tradurre in mia lingua target, e troppo bello
magari, perché no? basta che citi la fonte doppioverso e metti il link all’articolo originale, ne saremmo onorate! 🙂
Obiettivo del giorno: stampare questo decalogo, possibilmente in più copie da posizionare in punti strategici della casa in modo tale che mio marito possa leggerlo ogni qualvolta stia per proferire qualcosa che potrebbe rivoltarglisi contro 😉 Mi ritrovo (quasi) in tutto: articolo fantastico!!
Grazie! 🙂
ah ah ah! rido e condivido 😀
Tutto vero, soprattutto la parte “oddio, non mi chiameranno più, moriremo tutti” 😀 Sulla memoria no, la mia è tragica. Sono una di quelle che fa finta di aver sentito, di aver capito, e invece ha già dimenticato tutto prima ancora che il familiare di turno abbia finito la frase.
Questa descrizione è talmente calzante che mi sono venuti i brividi.
Bellissimo articolo!
Tutto questo raddoppia quando lui e lei sono traduttori freelance!