L’Italia, lo sappiamo, non è un paese di lettori forti. Si legge poco, qui da noi, e in alcuni casi non si legge affatto (secondo i dati dell’ISTAT del 2014, una famiglia su dieci non ha libri in casa). Quando lo facciamo, però, noi italiani amiamo leggere libri tradotti. Thriller mozzafiato americani, gialli intimisti scandinavi, classici francesi da riscoprire: secondo la ricerca dell’Istat già citata, le traduzioni costituiscono circa il 20% delle uscite annuali nell’editoria italiana (nel 2014 si trattava di 11.000 nuovi titoli). Fantastico, no? Vuol dire che c’è lavoro per tutti!

Non  è così semplice: la traduzione incide moltissimo sui costi di lavorazione di un libro, e spesso tra il lavorare (pagati pochissimo) e il non lavorare per noi traduttori diventa preferibile la seconda opzione. È vero, i libri oggettivamente costano, e costerebbero anche di più se i nostri compensi fossero equiparati a quelli che percepiscono i colleghi di altri paesi. Un aiuto agli editori (e, almeno in teoria, ai traduttori) arriva dalle sovvenzioni internazionali, il tema del “doppioverso risponde” di oggi.

Alessandro, un traduttore dal francese di 24 anni che sta cercando di farsi strada nel mercato editoriale, ci racconta di essersi trovato spiazzato di fronte alla mail ricevuta da un editore dopo una sua proposta, e ci ha chiesto lumi. E come ogni zia che si rispetti, noi di doppioverso accorriamo in suo aiuto.

Ho letto molti dei vostri post su come farsi conoscere dagli editori, e ho pensato di fare un tentativo con una proposta di traduzione. Ho trovato un libro che mi interessava, l’ho letto, ho preparato la scheda, l’ho inviata: la maggior parte degli editori non mi ha nemmeno risposto. Uno, però, mi ha scritto una mail a cui non so come replicare. In sostanza dicono che sarebbe più facile per loro valutare la mia proposta se ci fossero possibilità che il libro “venga sovvenzionato”. Ho fatto qualche ricerca in rete, ma non capisco bene. Cosa significa? Come funzionano le sovvenzioni? Sono la stessa cosa dei finanziamenti? E non dovrebbe essere l’editore a cercarle? Perché chiedono a me di fare questa verifica preventiva? E se anche volessi farla, da dove comincio?

 

Cos’è una sovvenzione? Chi la eroga e perché?

Le sovvenzioni alla traduzione (dette anche finanziamenti, o in inglese grant) sono un incentivo economico che alcuni enti ministeriali o comunque pubblici (ma esistono anche casi di enti finanziatori privati) forniscono agli editori di altri paesi per promuovere la conoscenza della propria lingua e cultura all’estero. Aiutando l’editore a sostenere i costi della traduzione di opere del loro paese, questi enti si garantiscono insomma che quelle opere vengano conosciute al di fuori dei confini nazionali.

In genere la sovvenzione viene concessa per la traduzione di lavori “letterari”, quindi romanzi, ma anche testi teatrali, poetici, di saggistica e di narrativa per l’infanzia. Alcune realtà concedono aiuti anche per testi scientifici e accademici. Ovviamente, fare domanda per queste sovvenzioni non equivale automaticamente a ottenerle: ma studiando un po’ è possibile scoprire quali enti abbiano la percentuale più alta di richieste accolte e quali tendano invece a essere meno generosi.

Perché alcuni paesi concedono sovvenzioni e altri no? Come faccio a sapere se il libro che mi interessa è “sovvenzionabile”?

Il sostegno economico alla cultura è di base un investimento. Si investe nella speranza di ottenere un ritorno economico e di immagine sul medio-lungo periodo, o perché si dispone di una relativa ricchezza economica e si decide di investirla nel settore culturale (è ciò ad esempio che è successo di recente in Brasile). Sovvenziona più facilmente chi ha una cultura percepita come “di nicchia” pur parlando una lingua molto diffusa (è il caso ad esempio di alcuni paesi anglofoni come Canada, Scozia, Galles, Nuova Zelanda), oppure chi ha una lingua meno frequentata delle altre, e che quindi più difficilmente riesce a far arrivare romanzi sulle scrivanie degli editori stranieri (Repubblica Ceca, Turchia, Norvegia). Non mancano però enti afferenti a paesi che (almeno in apparenza) non dovrebbero aver bisogno di aiuti per “pubblicizzarsi”, come Russia o Cina. Per inciso, anche l’Italia dispone di un programma del genere (anzi due): il primo è gestito dal Ministero degli Esteri, e nel 2015 ha assegnato 175 incentivi alla traduzione e diffusione di opere italiane; il secondo, che ha regole e funzionamento peculiari, è il programma di promozione della lettura dei libri italiani all’estero proposto dal Cepell. Infine, il Programma Cultura della Comunità Europea sostiene economicamente la traduzione di opere da e verso lingue dell’Unione Europea.

Di che cifre si parla? E come funziona esattamente?

Dipende molto dall’ente. In genere la domanda di sovvenzione è accompagnata da un preventivo di spesa per la traduzione, e l’ente si impegna a finanziare il 40-80% di quella spesa, anche se a volte la copre per intero. In alcuni casi il finanziamento è destinato a coprire generiche “spese di pubblicazione”, e questo lascia l’editore abbastanza libero di gestire le entrate a suo piacimento (con effetti a volte disastrosi per noi traduttori).

Di solito è l’editore che presenta domanda per gli aiuti, e poi redistribuisce la somma ottenuta impiegandola per intero o in parte per il compenso del traduttore. Ci sono enti (come il Vlaams Fondsvor de Letteren fiammingo o il Bókmenntasjóður islandese) che non erogano il contributo finché l’editore non abbia dimostrato di aver pagato a sua  volta il traduttore, e ce ne sono altri che prevedono un contributo differenziato, per l’editore e per il traduttore, e infine alcuni, come il CNL francese, che saltano del tutto l’intermediazione dell’editore italiano (in questo i traduttori sono pagati direttamente dall’ente, con buona pace di tutti i soggetti coinvolti). Più di frequente, però, l’editore “si impegna” a pagare al traduttore una certa cifra; quella cifra, o una parte, gli viene erogata, e l’ente si fida della sua buona volontà, limitandosi (come nel caso del Canada Council for the Arts) a notificare al traduttore l’avvenuto pagamento.

Perché tutto questo dovrebbe interessare anche noi traduttori?

Sebbene possa sembrare che questi meccanismi ci riguardino solo relativamente, o da lontano, è in realtà molto utile farci un’idea di come funzionino.

In primo luogo perché non tutti gli editori si comportano in modo trasparente, come abbiamo visto, e sapere che il libro che stiamo traducendo è stato finanziato (o ha la possibilità di essere finanziato) ci permette di fare scelte più consapevoli e responsabili in termini di compensi, tempi, modi di lavorazione, accordi con il committente.

In secondo luogo, come la domanda di Alessandro dimostra, non sono rari i casi in cui l’editore sceglie, a parità di interesse, di far tradurre un testo che abbia più chance di ottenere aiuti economici. Proporre un romanzo affiancando la scheda di lettura a un prospetto dei possibili incentivi rende qualunque proposta più allettante. Soprattutto se traducete da lingue poco frequentate (come il danese o lo slovacco) o se avete intenzione di proporre un titolo che potrebbe essere interessante in termini di prestigio o immagine ma che rischia di non vendere moltissime copie. In sostanza, proporre un ente finanziatore è come dire all’editore che abbiamo trovato uno sponsor che coprirà le spese della nostra traduzione, prima ancora che venga firmato il contratto. Se non è un bel biglietto da visita questo!

Last but not least: studiare con un po’ di attenzione i contributi internazionali è un’opportunità straordinaria per i traduttori, perché non sono pochi gli enti che erogano sovvenzioni non sotto forma di contributo economico per l’editore quanto piuttosto come soggiorni di lavoro e borse di studio per i traduttori stessi. Non sarebbe bello ad esempio tradurre un autore svizzero soggiornando gratis in Svizzera? (Si può fare, chiedete a Pro Helvetia).

Insomma, spulciando un po’ su Internet scoprirete che il mondo apparentemente arido e iper-burocratico dei finanziamenti potrebbe aprirvi molte porte. Non vi basta?

No, voglio un database, una directory, un sito dove andare a cercare TUTTI gli enti nominati in questo post e altri!

Quello non ce l’ho, ma ho di meglio: l’Associazione Italiana Editori e il Giornale della Libreria hanno creato un utilissimo PDF gratuito che elenca i principali enti finanziatori del mondo, specificando quale tipo di contributo fornisca ciascuno, con quali tempi e scadenze. Potete scaricarlo a questo link, è molto ben fatto e decisamente aggiornato (quello che vi segnalo è del 2015).

Insomma, non avete più scuse: basterà studiare un po’ per rendere il vostro lavoro di traduttori editoriali più facile, meno incerto e meglio pagato. E diciamoci la verità, non è quello che vogliamo tutti, alla fine?

 

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